Nel corso del XIX secolo la crisi economica e l’aumento demografico portarono allo sfruttamento intensivo del territorio e delle sue risorse. Il disboscamento di vaste zone montane, destinate a pascolo per il bestiame, causò nel tempo un grave dissesto idrogeologico; frequenti erano le alluvioni, le frane e le valanghe.

Il pascolo intensivo, soprattutto di bovini, causò prima la degenerazione e poi la distruzione della cotica erbosa, che oltretutto era costantemente minacciata dal malvezzo diffuso di mantenere i prati con il fuoco. Nell’arco di pochi decenni si giunse alla formazione di vaste zone di erosione superficiale che, causa l’assenza di un’adeguata copertura arborea (alla fine dell’Ottocento il grado di copertura arborea si era ridotto al solo 23%), determinò una forte attività erosiva lungo i vari corsi d’acqua.

La situazione di pericolo comportava un concreto rischio di alluvione, frane superficiali o profonde e valanghe, per gli abitanti del fondovalle, dalla zona del Piano della Stampa fino alla foce del Cassarate, alcuni abitati della valle, come pure per le strade circolari (le attuali strade cantonali).

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